Economia
Gli italiani pagano di più: il confronto con gli altri Paesi Ue sul costo dell’energia
Le bollette dell’energia elettrica in Italia sono più elevate rispetto alla media dell’Unione Europea, come evidenziato dai dati dell’Eurostat per il secondo semestre del 2023. Gli italiani hanno pagato in media 0,3347 euro per kWh, tasse incluse, rispetto alla media UE di 0,284 euro per kWh. Solo pochi Paesi superano l’Italia in questa classifica: la Germania, con 0,402 euro per kWh, il Belgio con 0,37 euro, e altri come Irlanda e Danimarca.
Questi dati si riferiscono ai consumi domestici. La maggior parte degli Stati dell’Unione Europea ha tariffe inferiori rispetto all’Italia. Ad esempio, in Francia si paga 0,26 euro per kWh, in Olanda 0,251 euro, in Spagna 0,234 euro e in Grecia 0,23 euro.
Secondo i calcoli di Facile.it basati sui dati Eurostat del 2023, le famiglie italiane hanno speso oltre 960 euro solo per la bolletta elettrica nell’anno precedente, il che rappresenta un aumento del 23% rispetto alla media europea, a parità di consumi. In confronto, le famiglie tedesche e belghe hanno speso circa 1.100 euro, mentre i francesi hanno pagato circa 660 euro. Gli spagnoli e gli svedesi hanno avuto un vantaggio maggiore, con una spesa annua per l’energia di soli 645 euro. Se le tariffe in Italia fossero state allineate alla media dell’UE, ogni famiglia avrebbe potuto risparmiare in media circa 180 euro all’anno.
Economia
In arrivo i nuovi Intercity Trenitalia finanziati dal PNRR
Un investimento da 525 milioni di euro, finanziato attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per acquistare 38 nuovi treni Intercity e rinnovare profondamente l’offerta di media e lunga percorrenza su tutto il territorio nazionale, anche sulle linee meno servite e non elettrificate.
È questo l’obiettivo del piano di Trenitalia (Gruppo FS), che punta a coniugare innovazione tecnologica, accessibilità e sostenibilità al servizio di chi viaggia. Nel dettaglio, entreranno in servizio 13 nuovi convogli a trazione ibrida (elettrica, diesel e batteria) e 6 treni a batteria, entrambi prodotti da Hitachi Rail, oltre a 12 elettrotreni realizzati da Alstom e in grado di raggiungere i 200 chilometri orari, che si aggiungono ai 7 nuovi convogli a trazione ibrida già in esercizio.
L’arrivo dei nuovi mezzi permetterà di offrire prestazioni più elevate, minori emissioni e maggiore affidabilità, anche su linee a trazione mista o non elettrificata. I primi convogli entreranno in servizio già a partire da inizio 2026, con completamento delle consegne previsto entro giugno 2026.
“I nuovi treni Intercity rappresentano una leva concreta per ridurre i divari infrastrutturali tra le aree del Paese, promuovendo l’equità territoriale e l’accessibilità su tutta la rete nazionale – si legge in una nota -. I fondi PNRR (inclusivi dei fondi della missione REPowerEU) hanno reso possibile l’avvio di una trasformazione che interessa in particolare le aree del Centro-Sud e le linee non elettrificate, assi strategici per la coesione sociale e lo sviluppo locale. Le nuove tecnologie introdotte consentono infatti di portare servizi di qualità anche su tratte finora meno coperte da convogli moderni, garantendo maggiore comfort, affidabilità e puntualità. A bordo dei nuovi treni, i passeggeri troveranno ambienti accoglienti, funzionali e progettati all’insegna dell’accessibilità. Le carrozze offriranno prese elettriche individuali, punti di ristoro automatizzati, aree attrezzate per biciclette e bagagli, oltre a spazi dedicati alle famiglie e ai passeggeri con mobilità ridotta. Il design degli interni è stato completamente rinnovato per creare un’esperienza di viaggio più piacevole, con cromie calde e materiali selezionati per garantire comfort e durabilità”.
Il rinnovo della flotta Intercity si inserisce nella visione delineata dal Piano Strategico 2025-2029 del Gruppo FS, che prevede investimenti complessivi per 100 miliardi di euro. Di questi, oltre 60 miliardi saranno destinati potenziamento della rete infrastrutturale nazionale. “Il programma di rinnovo dei treni Intercity rafforza ulteriormente il ruolo di FS come motore della transizione ecologica e digitale della mobilità italiana, in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione e sostenibilità”, conclude la nota.
– Foto Ufficio stampa Ferrovie dello Stato –
Economia
Dazi Usa, l’Italia rischia fino a 12 miliardi di euro in esportazioni perse
Se i dazi imposti dall’amministrazione Trump dovessero rimanere invariati, l’Italia potrebbe subire una perdita economica di circa 3,5 miliardi di euro in mancate esportazioni. In caso di un innalzamento delle tariffe doganali al 20%, il danno stimato salirebbe fino a 12 miliardi di euro. È quanto emerge dalle stime dell’Ufficio studi della Cgia, basate su elaborazioni realizzate nei mesi scorsi dall’Ocse.
Secondo quanto riportato, tali importi non includono l’impatto economico derivante da eventuali tariffe specifiche che potrebbero essere applicate su singole categorie merceologiche. L’Italia, da sempre con una forte vocazione all’export verso gli Stati Uniti, ha registrato nel 2024 un volume di esportazioni verso gli Usa pari a 64,7 miliardi di euro.
In attesa che Donald Trump ufficializzi la portata dei nuovi dazi, la Cgia solleva una serie di interrogativi chiave: i consumatori e le imprese americane sceglieranno prodotti locali o provenienti da altri Paesi, abbandonando il Made in Italy? Le aziende italiane saranno in grado di mantenere i prezzi competitivi negli Stati Uniti assorbendo l’impatto delle nuove barriere doganali, magari a scapito dei propri margini di profitto? Domande che, sottolinea l’istituto di ricerca, non trovano per ora risposte certe.
Economia
Giansanti “Se l’Ue taglia i fondi alla Pac il danno sarà irreparabile”
“Se l’Europa taglierà i fondi all’agricoltura farà un danno irreparabile perché in questo momento sta garantendo la sicurezza alimentare, che è uno di quei presidi fondamentali necessari anche per dare stabilità economica ai cittadini europei”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a margine dell’assemblea “Coltiviamo l’agricoltura di domani”, rispondendo sui possibili danni alle imprese se l’Unione Europea dovesse tagliare i fondi alla Pac (Politica agricola comune).
“Non dimentichiamoci due anni fa quando il costo del carrello della spesa era andato ai massimi, se vogliamo tornare a quella stagione basta togliere I soldi agli agricoltori. Però poi si dipende dalle importazioni”, ha osservato poi. Anche perché “quando aumenta il costo alimentare aumentano le fasce di persone che non riescono ad avere accesso al cibo”.
Giansanti ha espresso apprezzamento per “i 20 ministri che hanno scritto una nota al Commissario dicendo no al Fondo unico e quindi, in particolar modo, il ministro Lollobrigida. Mi fa piacere vedere che il Parlamento Europeo abbia preso una posizione forte contro la Commissione, anche in quel caso contro il Fondo Unico”.
“Risulta quasi impossibile da capire”, ha concluso il presidente di Confagricoltura, “come facciano il presidente della Commissione e il Commissario ad andar contro i governi, ad andar contro il Parlamento e contro gli agricoltori, quando tutti dicono che è un errore storico”.
LA RISPOSTA DI LOLLOBRIGIDA
“Sono due cose sulle quali siamo preoccupati anche noi e per questo continuiamo a lavorare costantemente per tentare di evitare che l’Europa faccia una scelta folle, che è quella di far involvere le sue politiche strategiche sul settore agricolo, che prevedono invece una pianificazione complessiva e quindi un fondo riservato agli agricoltori”. Così il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, a margine dell’assemblea di Confagricoltura, rispondendo sulle preoccupazioni espresse dal presidente Giansanti, in merito ai dazi e ai possibili tagli alla Pac da parte dell’Unione Europea.
– Foto IPA Agency –