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Economia

Banche, a settembre tassi in calo per imprese e mutui casa

Da ottobre 2023 sono diminuiti i tassi di mercato, anticipando le decisioni della BCE. E’ quanto emerge dal Rapporto mensile dell’Abi, secondo il quale nelle settimane più recenti la tendenza alla diminuzione è proseguita.
Nei primi 10 giorni di ottobre il tasso Euribor a 3 mesi è stato in media del 3,24% (3,43% la media di settembre) in diminuzione di 19 punti base. La diminuzione è di 76 punti base rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023. Il tasso sui BOT a sei mesi è stato in media del 3,08% (3,19% a settembre) in calo di 11 punti base. Il calo è di 97 punti base rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023.

Il tasso IRS a 10 anni (molto usato nei mutui) è stato in media del 2,43% (2,44% a settembre) in diminuzione di un punto base. La diminuzione è 110 punti base rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023.
Il tasso sui BTP a 10 anni è stato in media del 3,50% (3,54% a settembre) in diminuzione di 4 punti base. La diminuzione è di 148 punti base rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023.
Sul fronte dei prestiti bancari, a settembre 2024 il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è diminuito al 4,96% rispetto al 5,13% di agosto 2024 e al 5,45% di dicembre 2023; il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è diminuito al 3,33%, rispetto al 3,59% di agosto 2024 e in calo rispetto al 4,42% di dicembre 2023; il tasso medio sul totale dei prestiti (quindi sottoscritti negli anni) è sceso al 4,69% dal 4,72% del mese precedente.

Il tasso praticato sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) a settembre 2024 è stato il 3,32%. Ad agosto 2024 questo tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,30%; area dell’euro 3,24%). Rispetto a giugno 2022, (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi BCE) quando il tasso era dello 0,29%, l’incremento è stato di 303 punti base.
Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso a settembre 2024 è stato il 2,97%, con un incremento di 166 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%.
A settembre 2024 il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato lo 0,99% (1,00% nel mese precedente; 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente è lo 0,52% (0,54% nel mese precedente; 0,02% a giugno 2022), tenendo presente che il conto corrente non ha la funzione di investimento e permette di utilizzare una moltitudine di servizi.

Il margine (spread) sulle nuove operazioni (differenza tra i tassi sui nuovi prestiti e la nuova raccolta) con famiglie e società non finanziarie a settembre 2024 è sceso a 198 punti base (212 punti nel mese precedente).
La raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi presso le banche, presenta un incremento di circa 184 miliardi tra agosto 2023 e agosto 2024 (94,5 miliardi famiglie, 15,9 miliardi imprese e il restante agli altri settori, imprese finanziarie, assicurazioni, pubblica amministrazione).
A settembre 2024 la raccolta a medio e lungo termine, tramite obbligazioni, è cresciuta rispetto ad un anno fa del 10,6% (+12,2% nel mese precedente).
I soli depositi, nelle varie forme, a settembre 2024 sono cresciuti dello 0,3% su base annua (+2,0% il mese precedente).

La raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) a settembre 2024 è risultata in aumento dell’1,5% su base annua, proseguendo la dinamica positiva registrata da inizio anno (+3,2% ad agosto 2024).
Il calo dei volumi di credito è conseguente al rallentamento della crescita economica che contribuisce a deprimere la domanda di prestiti: a settembre 2024, i prestiti a imprese e famiglie sono scesi dell’1,2% rispetto a un anno prima, in rallentamento rispetto al calo registrato ad agosto 2024 (-2,0%) quando i prestiti alle imprese erano diminuiti del 3,5% e quelli
alle famiglie dello 0,6%.
Ad agosto 2024 i crediti deteriorati netti (cioè l’insieme delle sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute e/o sconfinanti calcolato al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche) sono leggermente aumentati a 31,1 miliardi di euro, da 30,6 miliardi di marzo 2024 (30,5 miliardi a dicembre 2023).
Rispetto al loro livello massimo, 196,3 miliardi raggiunti nel 2015, sono in calo di 165 miliardi.
Ad agosto 2024 i crediti deteriorati netti rappresentano l’1,49% dei crediti totali. A marzo 2024, tale rapporto era l’1,45% (1,41% a dicembre 2023; 9,8% nel 2015).

– Foto: Agenzia Fotogramma –

Economia

In arrivo i nuovi Intercity Trenitalia finanziati dal PNRR

Un investimento da 525 milioni di euro, finanziato attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per acquistare 38 nuovi treni Intercity e rinnovare profondamente l’offerta di media e lunga percorrenza su tutto il territorio nazionale, anche sulle linee meno servite e non elettrificate.

È questo l’obiettivo del piano di Trenitalia (Gruppo FS), che punta a coniugare innovazione tecnologica, accessibilità e sostenibilità al servizio di chi viaggia. Nel dettaglio, entreranno in servizio 13 nuovi convogli a trazione ibrida (elettrica, diesel e batteria) e 6 treni a batteria, entrambi prodotti da Hitachi Rail, oltre a 12 elettrotreni realizzati da Alstom e in grado di raggiungere i 200 chilometri orari, che si aggiungono ai 7 nuovi convogli a trazione ibrida già in esercizio.

L’arrivo dei nuovi mezzi permetterà di offrire prestazioni più elevate, minori emissioni e maggiore affidabilità, anche su linee a trazione mista o non elettrificata. I primi convogli entreranno in servizio già a partire da inizio 2026, con completamento delle consegne previsto entro giugno 2026.

“I nuovi treni Intercity rappresentano una leva concreta per ridurre i divari infrastrutturali tra le aree del Paese, promuovendo l’equità territoriale e l’accessibilità su tutta la rete nazionale – si legge in una nota -. I fondi PNRR (inclusivi dei fondi della missione REPowerEU) hanno reso possibile l’avvio di una trasformazione che interessa in particolare le aree del Centro-Sud e le linee non elettrificate, assi strategici per la coesione sociale e lo sviluppo locale. Le nuove tecnologie introdotte consentono infatti di portare servizi di qualità anche su tratte finora meno coperte da convogli moderni, garantendo maggiore comfort, affidabilità e puntualità. A bordo dei nuovi treni, i passeggeri troveranno ambienti accoglienti, funzionali e progettati all’insegna dell’accessibilità. Le carrozze offriranno prese elettriche individuali, punti di ristoro automatizzati, aree attrezzate per biciclette e bagagli, oltre a spazi dedicati alle famiglie e ai passeggeri con mobilità ridotta. Il design degli interni è stato completamente rinnovato per creare un’esperienza di viaggio più piacevole, con cromie calde e materiali selezionati per garantire comfort e durabilità”.

Il rinnovo della flotta Intercity si inserisce nella visione delineata dal Piano Strategico 2025-2029 del Gruppo FS, che prevede investimenti complessivi per 100 miliardi di euro. Di questi, oltre 60 miliardi saranno destinati potenziamento della rete infrastrutturale nazionale. “Il programma di rinnovo dei treni Intercity rafforza ulteriormente il ruolo di FS come motore della transizione ecologica e digitale della mobilità italiana, in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione e sostenibilità”, conclude la nota.

– Foto Ufficio stampa Ferrovie dello Stato –

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Economia

Dazi Usa, l’Italia rischia fino a 12 miliardi di euro in esportazioni perse

Se i dazi imposti dall’amministrazione Trump dovessero rimanere invariati, l’Italia potrebbe subire una perdita economica di circa 3,5 miliardi di euro in mancate esportazioni. In caso di un innalzamento delle tariffe doganali al 20%, il danno stimato salirebbe fino a 12 miliardi di euro. È quanto emerge dalle stime dell’Ufficio studi della Cgia, basate su elaborazioni realizzate nei mesi scorsi dall’Ocse.

Secondo quanto riportato, tali importi non includono l’impatto economico derivante da eventuali tariffe specifiche che potrebbero essere applicate su singole categorie merceologiche. L’Italia, da sempre con una forte vocazione all’export verso gli Stati Uniti, ha registrato nel 2024 un volume di esportazioni verso gli Usa pari a 64,7 miliardi di euro.

In attesa che Donald Trump ufficializzi la portata dei nuovi dazi, la Cgia solleva una serie di interrogativi chiave: i consumatori e le imprese americane sceglieranno prodotti locali o provenienti da altri Paesi, abbandonando il Made in Italy? Le aziende italiane saranno in grado di mantenere i prezzi competitivi negli Stati Uniti assorbendo l’impatto delle nuove barriere doganali, magari a scapito dei propri margini di profitto? Domande che, sottolinea l’istituto di ricerca, non trovano per ora risposte certe.

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Economia

Giansanti “Se l’Ue taglia i fondi alla Pac il danno sarà irreparabile”

 “Se l’Europa taglierà i fondi all’agricoltura farà un danno irreparabile perché in questo momento sta garantendo la sicurezza alimentare, che è uno di quei presidi fondamentali necessari anche per dare stabilità economica ai cittadini europei”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a margine dell’assemblea “Coltiviamo l’agricoltura di domani”, rispondendo sui possibili danni alle imprese se l’Unione Europea dovesse tagliare i fondi alla Pac (Politica agricola comune).

“Non dimentichiamoci due anni fa quando il costo del carrello della spesa era andato ai massimi, se vogliamo tornare a quella stagione basta togliere I soldi agli agricoltori. Però poi si dipende dalle importazioni”, ha osservato poi. Anche perché “quando aumenta il costo alimentare aumentano le fasce di persone che non riescono ad avere accesso al cibo”.

Giansanti ha espresso apprezzamento per “i 20 ministri che hanno scritto una nota al Commissario dicendo no al Fondo unico e quindi, in particolar modo, il ministro Lollobrigida. Mi fa piacere vedere che il Parlamento Europeo abbia preso una posizione forte contro la Commissione, anche in quel caso contro il Fondo Unico”.

“Risulta quasi impossibile da capire”, ha concluso il presidente di Confagricoltura, “come facciano il presidente della Commissione e il Commissario ad andar contro i governi, ad andar contro il Parlamento e contro gli agricoltori, quando tutti dicono che è un errore storico”.

LA RISPOSTA DI LOLLOBRIGIDA 

“Sono due cose sulle quali siamo preoccupati anche noi e per questo continuiamo a lavorare costantemente per tentare di evitare che l’Europa faccia una scelta folle, che è quella di far involvere le sue politiche strategiche sul settore agricolo, che prevedono invece una pianificazione complessiva e quindi un fondo riservato agli agricoltori”. Così il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, a margine dell’assemblea di Confagricoltura, rispondendo sulle preoccupazioni espresse dal presidente Giansanti, in merito ai dazi e ai possibili tagli alla Pac da parte dell’Unione Europea.

– Foto IPA Agency –

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