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Cronaca

Savona | Provvedimenti di Foglio di Via Obbligatorio per due donne coinvolte in rapine ad Albenga

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Nell’ambito di un rafforzato impegno per la sicurezza pubblica, il Questore di Savona ha emesso due provvedimenti di Foglio di Via Obbligatorio nei confronti di due donne italiane, rispettivamente di 55 e 28 anni, entrambe con precedenti penali. I provvedimenti sono stati notificati nei giorni scorsi, a seguito di un’operazione condotta dalla Polizia Locale di Albenga che, il mese scorso, aveva arrestato le due donne in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dall’Autorità Giudiziaria.

Le due indagate sono coinvolte in una serie di rapine aggravate commesse durante l’estate ai danni di esercizi commerciali situati nel comune di Albenga. Dopo aver perpetrato gli episodi criminosi, le donne erano state fermate grazie all’intervento della Polizia Locale, che aveva avviato le indagini e raccolto prove sufficienti per il loro arresto.

Il Foglio di Via Obbligatorio è una misura di prevenzione personale che impedisce alle autrici dei reati di fare ritorno nel Comune di Albenga per un periodo rispettivamente di quattro e due anni. Questo provvedimento rientra nell’intensificazione delle attività di controllo e prevenzione del territorio, con l’obiettivo di tutelare la sicurezza dei cittadini e contrastare la criminalità.

Le misure di prevenzione, come il Foglio di Via, sono strumenti importanti nel sistema di giustizia penale, utilizzati per evitare che le persone che abbiano commesso reati continuino a causare danni alla comunità in cui sono già state attive.

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GDF di Lecce: scoperti oltre 530mila euro di evasione fiscale nel settore delle locazioni turistiche

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Proseguono senza sosta i controlli della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Lecce per contrastare l’evasione fiscale nel settore delle locazioni brevi e turistiche. A seguito di un’analisi approfondita dei rischi fiscali, i reparti specializzati delle Fiamme Gialle hanno portato avanti numerosi interventi durante il secondo semestre dell’anno, mirati a individuare e reprimere i casi di evasione immobiliare e affitti in nero, in particolare nelle località turistiche della provincia.

Nel corso delle operazioni, gli agenti hanno scoperto che molti proprietari di immobili destinati alla locazione turistica, tra cui ville di pregio, masserie, bed and breakfast e case vacanze, non avevano dichiarato i redditi derivanti dalle locazioni. Questi immobili erano situati in zone ad alta vocazione turistica, come la città di Lecce e altre località costiere rinomate per l’afflusso di turisti, ma i proprietari avevano omesso di versare le imposte sui proventi ottenuti.

I controlli fiscali effettuati dai Finanzieri hanno permesso di raccogliere prove concrete dell’evasione, esaminando la documentazione relativa agli affitti non dichiarati e avvalendosi di indagini bancarie per tracciare i flussi di denaro. Dall’analisi dei dati, è emerso che le somme occultate al Fisco ammontano a oltre 530mila euro. Questo importo rappresenta una parte dei redditi derivanti dalla locazione di immobili adibiti ad uso turistico che non sono stati regolarmente dichiarati.

Le operazioni della Guardia di Finanza si inseriscono in un più ampio impegno volto a contrastare ogni forma di evasione fiscale, che colpisce non solo il sistema economico, ma anche l’equità fiscale tra i cittadini. La lotta all’evasione, infatti, non solo garantisce maggiori entrate per lo Stato, ma contribuisce anche a una gestione più equa del carico tributario, riducendo il rischio che i cittadini onesti siano penalizzati da chi non paga le tasse dovute.

La provincia di Lecce, in particolare, è da tempo sotto osservazione per il suo forte settore turistico, che comprende numerosi immobili di lusso e strutture ricettive che spesso vengono affittate senza una corretta registrazione fiscale. L’intervento della Guardia di Finanza ha così permesso di individuare una rete di locatori che, sfruttando la crescente domanda di alloggi turistici, si sono sottratti al pagamento delle imposte, mettendo a rischio la stabilità economica del settore.

Le forze dell’ordine continueranno a monitorare il territorio con l’obiettivo di identificare e fermare qualsiasi attività illegale legata all’evasione fiscale, con l’auspicio che, con la collaborazione di tutti, si possano creare condizioni per una crescita economica sana e sostenibile.

Concludendo, l’azione della Guardia di Finanza in questo settore è fondamentale per garantire una corretta ripartizione dei carichi fiscali e, allo stesso tempo, contribuire al rilancio dell’economia del Paese, perseguendo l’obiettivo di “pagare tutti per pagare meno”.

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Arrestati due cittadini albanesi per associazione a delinquere e autoriciclaggio

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L’operazione internazionale “Trade Scam”, che ha visto coinvolti la Polizia di Stato di Torino, il Servizio Polizia Postale, Eurojust e la SPAK albanese, ha portato all’arresto di due cittadini albanesi accusati di essere coinvolti in un’organizzazione criminale dedita al falso trading online e all’autoriciclaggio. L’indagine, iniziata nel 2019, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino ed è culminata nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in Albania, con il supporto delle autorità locali e di INTERPOL.

L’inchiesta è partita dalla denuncia di una vittima che, attirata da banner pubblicitari di fantomatiche società di investimenti, è stata convinta a versare ingenti somme di denaro con la promessa di guadagni facili. L’attività investigativa ha rivelato l’esistenza di un’organizzazione criminale strutturata, che operava tramite la creazione di società di comodo utilizzate per realizzare operazioni di riciclaggio. Le somme versate dalle vittime venivano trasferite su conti esteri, aggirando così i controlli antiriciclaggio. L’analisi dei flussi finanziari ha permesso di scoprire che il denaro veniva successivamente convertito in criptovalute e trasferito tramite blockchain, complicando ulteriormente l’identificazione dei colpevoli.

Le indagini, condotte dagli investigatori del C.O.S.C. di Torino, hanno permesso di ricostruire i ruoli all’interno dell’organizzazione e di raccogliere prove che hanno portato all’emissione dei mandati di cattura. Nella fase esecutiva dell’operazione, che ha avuto luogo in Albania, sono stati coinvolti anche gli investigatori italiani, grazie alla cooperazione tra i due Paesi.

A seguito degli arresti, è stato disposto il sequestro di beni per un valore complessivo di 4 milioni di euro, frutto dei reati di riciclaggio e autoriciclaggio. Gli indagati devono comunque considerarsi innocenti fino a eventuale sentenza definitiva. Questo caso evidenzia come le moderne tecnologie, come le criptovalute e la blockchain, vengano sfruttate dalle organizzazioni criminali per eludere i controlli internazionali.

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Operazione contro la ‘ndrangheta: eseguite misure cautelari per 32 persone e sequestrati beni per oltre 1.800.000 euro

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Un’operazione congiunta tra la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza e i Carabinieri ha portato all’esecuzione di misure cautelari a carico di 32 persone coinvolte in un’associazione per delinquere di matrice ‘ndranghetista. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Brescia, ha riguardato 24 indagati, residenti in diverse province italiane e in Spagna. Inoltre, sono state eseguite ulteriori misure cautelari nei confronti di 8 indagati, tra cui membri dell’associazione mafiosa, accusati di reati come estorsioni, traffico di armi, riciclaggio, usura e spaccio di stupefacenti.

L’indagine, avviata nel settembre 2020 e coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia, ha permesso di smascherare le attività di un gruppo criminale legato alla cosca “Alvaro” di Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC), che operava in territorio bresciano. L’associazione, agendo con metodi tipici della ‘ndrangheta, ha estorto denaro, gestito traffici illeciti e stretto rapporti di mutua assistenza con altri gruppi della stessa matrice mafiosa.

Inoltre, l’indagine ha rivelato come il gruppo fosse riuscito a penetrare le strutture carcerarie, grazie all’aiuto di una religiosa, utilizzata come intermediario per inviare messaggi ai detenuti. Parallelamente, gli indagati gestivano imprese “cartiere” per emettere fatture false e riciclare proventi illeciti.

I provvedimenti odierni hanno visto il sequestro preventivo di beni e valori per oltre 1.800.000 euro, e sono in corso perquisizioni in più province italiane, con il supporto di unità cinofile e mezzi tecnici, per cercare armi, droga e denaro.

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