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SAI CHE… A Valencia volontari senza sosta per ripulire dal fango, con un po’ di musica per alleviare la fatica?

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In seguito alle gravi alluvioni causate dalle piogge torrenziali che hanno devastato la Comunità Valenciana, la risposta della popolazione locale è stata straordinaria. Migliaia di volontari, provenienti da tutta la Spagna, si sono riversati nelle zone colpite per dare una mano nelle operazioni di pulizia e recupero. Nonostante le difficoltà e la durezza del lavoro, che prevede la rimozione di fango e detriti dalle strade e dalle abitazioni, la solidarietà non è mai mancata.

Il cuore pulsante di questa mobilitazione è stato il coinvolgimento attivo di cittadini comuni, soldati e anche professionisti, come psicologi, che si sono uniti per offrire supporto fisico ed emotivo a chi ne aveva bisogno. I volontari, muniti di stivali di gomma, pale e molta determinazione, hanno affrontato il difficile compito di riportare la normalità in città e quartieri devastati dall’alluvione.

L’amministrazione locale ha saputo organizzare gli sforzi in modo efficace, attivando piattaforme digitali come Som Solidaritat, che permettono di coordinare le donazioni e l’offerta di aiuto. In queste piattaforme, chi desidera contribuire può offrire non solo materiali, ma anche la propria disponibilità umana. Le richieste più urgenti da parte dei comuni riguardano attrezzature per la pulizia, come guanti e occhiali protettivi, mentre la raccolta di cibo e abbigliamento non è necessaria al momento.

Mentre i lavori di recupero procedono a ritmo serrato, la situazione sanitaria resta una priorità. Le autorità sanitarie hanno sottolineato l’importanza di rispettare le misure di protezione, poiché il fango accumulato può essere contaminato e pericoloso per la salute.

Un momento particolarmente significativo si è verificato a Massanassa, dove l’artista Mike Churches ha scelto di fare una pausa musicale durante una delle fasi di recupero. Accompagnato dalla sua chitarra, ha intonato “Father & Son” di Cat Stevens, regalando ai presenti una boccata d’aria fresca e un attimo di sollievo nel bel mezzo di tanta fatica. La musica, che ha risuonato tra il fango e le macerie, ha avuto un effetto unificatore, facendo sentire la comunità più vicina e solidale. I residenti e i volontari hanno reagito con calore e gratitudine, apprezzando il gesto che ha portato speranza in un momento così difficile.

Questo episodio dimostra come, anche in situazioni drammatiche, l’arte e la solidarietà possano fare la differenza. Non è la prima volta che la musica diventa un mezzo per alleviare il dolore e dare conforto in momenti di crisi, come accadde in Emilia Romagna durante altre calamità naturali. L’iniziativa di Mike Churches, insieme all’impegno incessante di tutti i volontari, è la testimonianza che, nei momenti più bui, la comunità riesce a trovare forza e speranza anche grazie a piccoli gesti di generosità e bellezza.

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Il suono dei dinosauri in Jurassic Park è stato creato da un mix di suoni di animali reali.

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Nel film Jurassic Park di Steven Spielberg, i dinosauri non emettevano suoni preesistenti, ma ogni ruggito, grugnito o urlo è stato creato da una combinazione di suoni provenienti da diversi animali reali. Ad esempio, il ruggito del Tyrannosaurus Rex è stato creato mescolando il suono di un elefante che ruggiva con quello di un leone, mentre il suono del velociraptor è stato ottenuto combinando il suono di un pavo reale (un tipo di pavone) con quello di un ghepardo.

Questa tecnica di “creare” i suoni piuttosto che usarli già esistenti è una delle tante innovazioni che hanno contribuito a rendere Jurassic Park un film così iconico. Il mix tra effetti sonori realistici e l’incredibile CGI (computer-generated imagery) ha reso i dinosauri incredibilmente credibili, facendo sembrare la preistoria così vivida e tangibile.

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L’anno senza estate: L’eruzione del Tambora e il romanzo di Frankenstein

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Nel 1815, l’eruzione del vulcano Tambora in Indonesia causò uno degli eventi climatici più estremi della storia. L’eruzione, che fu così potente da abbattere l’intera montagna, scatenò un raffreddamento globale che durò per anni. Nel 1816, noto come “l’anno senza estate”, le temperature scesero drasticamente in tutto l’emisfero settentrionale, provocando carestie, fallimenti agricoli e un aumento delle malattie. Questo evento climatico estremo influenzò anche la cultura, poiché l’estate mancata portò Lord Byron, Mary Shelley e Percy Bysshe Shelley a trascorrere un’estate insolitamente fredda in Svizzera, durante la quale Mary Shelley scrisse il celebre romanzo “Frankenstein”.

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LO SAI CHE… I piloti di aerei non potevano avere la barba?

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Per molto tempo, ai piloti di linea è stato vietato di portare la barba, sia per motivi estetici che di sicurezza. In passato, la presenza di barba poteva compromettere l’aderenza della maschera per l’ossigeno, essenziale in caso di emergenza aerea.

Inizialmente, la norma rifletteva gli standard militari, in quanto molti piloti provenivano da una formazione militare. Questi standard includevano capelli corti, nessun tatuaggio visibile e niente barba. Tuttavia, la situazione è cambiata nel corso degli anni?

Sì e no. Negli Stati Uniti e in alcuni altri paesi, le compagnie aeree ancora applicano restrizioni rigide sulla presenza di barba nei loro piloti. Questo non è solo per motivi di immagine, ma anche per la sicurezza. La barba troppo fitta potrebbe compromettere l’efficacia delle maschere per l’ossigeno, impedendo un corretto sigillo contro il viso del pilota durante un’evacuazione o un’emergenza.

D’altra parte, in Europa, molte compagnie aeree hanno rivisto le loro politiche, tenendo conto dei progressi nelle tecnologie delle maschere per l’ossigeno. Questo ha permesso ai piloti di mantenere una barba ben curata, purché rispettino determinati standard riguardo lunghezza e cura.

Questa evoluzione riflette un compromesso tra immagine professionale e sicurezza operativa. Mentre alcune compagnie americane come Allegiant e Hawaiian Airlines ora consentono la barba, molte altre continuano a imporre restrizioni. In Europa, invece, la tendenza è verso una maggiore flessibilità, a patto che la sicurezza rimanga sempre una priorità.

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