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SAI PERCHE’…in Oriente si mangia con le bacchette?

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Riso, noodles, sushi e… bacchette. L’usanza di consumare le prelibatezze della cucina asiatica con le bacchette affonda le sue radici nella Cina della Dinastia Shang (1600-1100 a.C.), quando le popolazioni della valle del Fiume Giallo si trovarono ad affrontare un rapido aumento demografico che comportò la necessità di razionare le risorse alimentari. Gli storici suggeriscono che, per questo motivo, si diffuse l’abitudine di preparare i pasti tagliando gli ingredienti in piccoli pezzi, non solo per ridurre le porzioni, ma anche per accelerare il processo di cottura di carne, pesce, verdure e cereali.

In questo scenario, le bacchette di bambù, già utilizzate da alcune comunità nei secoli precedenti, divennero lo strumento predominante rispetto ad altri utensili, soprattutto per la loro economicità e la relativa facilità d’uso. Attualmente, le bacchette sono preferite alle posate in gran parte del Sud-est asiatico, in particolare in Cina, Giappone, Taiwan, Thailandia, Vietnam, Singapore e nelle Coree. Esse possono essere realizzate in legno, bambù, metallo, osso e avorio, anche se in tempi moderni sono state prodotte anche in plastica.

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SAI CHE… Si dice parla di molestie sessuali sul Cammino di Santiago? (Testimonianze inquietanti di pellegrine)

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Il Cammino di Santiago, uno dei pellegrinaggi più celebri al mondo, sta vivendo un momento di grande preoccupazione, con numerose testimonianze di donne che raccontano esperienze di molestie sessuali e aggressioni lungo il percorso. Molti di questi episodi sono avvenuti in zone isolate delle tre nazioni attraversate dal cammino: Spagna, Portogallo e Francia, particolarmente in tratti rurali e poco frequentati.

Nelle interviste rilasciate al The Guardian, nove donne hanno raccontato di essere state vittime di molestie sessuali negli ultimi cinque anni. Queste donne, che stavano percorrendo il cammino da sole, hanno riferito di episodi che vanno da tentativi di aggressioni fisiche a molestie verbali, come commenti osceni e approcci indesiderati. In alcuni casi, gli uomini si sono esibiti in atti sessuali davanti a loro, mentre altri hanno tentato di costringerle a salire su furgoni o mezzi privati. Questi racconti, raccolti da diverse pellegrine, sono emersi in un contesto in cui le donne costituiscono ormai una percentuale maggiore di camminatori, con il 53% dei pellegrini nel 2023 che erano donne, secondo il rappresentante del governo spagnolo in Galizia.

Le molestie sul Cammino non sono un fenomeno nuovo. L’episodio che ha maggiormente scosso l’opinione pubblica è stato il caso della pellegrina americana Denise Thiem, scomparsa nel 2015 in una zona isolata della provincia di León, in Spagna. Il suo caso ha riacceso l’attenzione su rischi e insicurezze vissuti da chi percorre il cammino da sola. La sua morte ha portato alla condanna di un uomo spagnolo per omicidio nel 2017. Da allora, molte altre donne hanno deciso di raccontare le proprie esperienze, portando alla luce una triste realtà.

Le autorità locali hanno avviato alcune indagini e arresti. Ad esempio, nel 2023, la polizia spagnola ha arrestato un uomo di 48 anni accusato di aggressione sessuale a una pellegrina tedesca, mentre nel 2019 la polizia portoghese ha fermato un uomo di 78 anni per tentato stupro nei confronti di un’altra pellegrina. Nonostante questi interventi, le testimonianze raccolte indicano che gli episodi di molestia continuano ad essere frequenti e, secondo alcuni esperti, il fenomeno è considerato ormai “endémico” nel cammino.

Lorena Gaibor, fondatrice del forum online Camigas, che connette le donne pellegrine dal 2015, ha sottolineato che, sebbene queste storie siano scioccanti, non sono affatto sorprendenti. La sua testimonianza evidenzia una realtà triste e comune per molte donne che decidono di affrontare il cammino, un percorso spirituale che, purtroppo, spesso si trasforma in un luogo di vulnerabilità per chi lo percorre da sola.

Il caso delle molestie sul Cammino di Santiago solleva interrogativi sulla sicurezza delle donne in viaggio, anche in contesti che dovrebbero essere dedicati alla spiritualità e alla riflessione. Queste esperienze mettono in luce una necessità urgente di riforme per garantire la sicurezza di tutti i pellegrini, ma soprattutto delle donne, affinché possano vivere l’esperienza del cammino senza dover temere per la propria incolumità.

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SAI CHE… E’ stata inaugurata la stele della pace del mediterraneo sull’etna?

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Nel cuore del Parco dell’Etna, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, è stata recentemente inaugurata la Stele della Pace del Mediterraneo, un’opera d’arte che simboleggia l’unità e la fratellanza tra i popoli che bagnano le acque del mare nostrum. L’installazione, alta oltre due metri, è stata realizzata in pietra lavica dall’artista siciliano Nicola dell’Erba e sorge nel suggestivo contesto del sentiero dei Monti Sartorius, uno dei percorsi più apprezzati per la sua bellezza naturale.

La scultura, composta da due blocchi di pietra lavica originati dalla stessa eruzione, è un omaggio alla forza della terra vulcanica. I blocchi sono uniti da un terzo elemento centrale, formando un ovale levigato a specchio, che rappresenta simbolicamente il nucleo vitale e l’equilibrio. Secondo l’artista, questo ovale, che riflette la luce, rappresenta la pace come valore universale, capace di irradiare e rinnovarsi continuamente.

Il progetto è stato promosso dal Rotary Club Passport Mediterraneè, in collaborazione con altri otto club dell’Area Etnea del Distretto 2110, con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza della pace nel bacino del Mediterraneo. La scelta del sentiero dei Monti Sartorius per l’installazione della stele non è casuale: il luogo, ricco di biodiversità, con radure di betulle, camomilla e altre specie endemiche, offre un contesto ideale per un simbolo che celebra l’unione dei popoli, abbattendo le diseguaglianze.

La Stele della Pace del Mediterraneo si propone così come un punto di riflessione per chi visita l’Etna, in un paesaggio che mescola la bellezza naturale e la forza storica del vulcano, dove il concetto di pace e solidarietà tra le diverse nazioni mediterranee trova una nuova espressione.

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SAI CHE… In Pakistan c’è un blocco delle attività all’aperto per contrastare l’inquinamento?

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La regione del Punjab, la più densamente popolata del Pakistan, sta affrontando una grave emergenza legata all’inquinamento atmosferico, con un imponente strato di smog che ha invaso vaste aree, tra cui la capitale Lahore. Per cercare di arginare la situazione, le autorità locali hanno imposto un blocco quasi totale delle attività all’aperto, limitando eventi sportivi, mostre, festival e la maggior parte delle attività commerciali all’esterno.

Il fumo denso che ha avvolto la regione ha raggiunto livelli allarmanti, visibile persino nelle immagini satellitari della NASA, estendendosi fino ai confini con l’India. A causa di questa situazione, sono stati chiusi parchi pubblici, musei e molte aree di ristorazione all’aperto, con l’intento di ridurre l’esposizione della popolazione all’inquinamento. Nonostante ciò, alcuni riti religiosi all’aperto sono ancora permessi, ma con restrizioni per garantire la sicurezza dei partecipanti.

Le scuole sono rimaste chiuse a Lahore e in altre città principali almeno fino al 17 novembre, per proteggere la salute degli studenti, mentre sono aumentati i casi di malattie respiratorie e disturbi oculari. Le strutture sanitarie segnalano oltre 40.000 trattamenti per problemi respiratori negli ultimi giorni, e l’UNICEF ha lanciato un allarme per i rischi per la salute di oltre 11 milioni di bambini nella regione.

Nonostante l’obbligo di indossare mascherine protettive, molte persone non rispettano questa misura, complicando ulteriormente la gestione della crisi. L’inquinamento, che colpisce periodicamente il paese, sta causando non solo gravi danni alla salute pubblica, ma anche disagi economici, paralizzando vari settori e mettendo in evidenza l’urgenza di interventi efficaci per ridurre l’esposizione a livelli così pericolosi di smog.

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