curiosità
Una ricerca rivela che “l’iniziale del cognome può influenzare i voti a scuola”
È comune sentirsi ingiustamente trattati quando si riceve un voto basso. Spesso, però, questa sensazione non rispecchia la realtà ed è solo un modo per evitare di affrontare le vere cause dei nostri fallimenti. Tuttavia, in alcuni casi, esistono variabili esterne allo studio e all’impegno che possono influenzare i risultati di compiti ed esami. Ad esempio, l’iniziale del nostro cognome: una recente ricerca pubblicata sulla rivista Management Science ha rivelato che chi ha un cognome che inizia con le prime lettere dell’alfabeto tende sistematicamente a ottenere voti leggermente più alti, mentre chi ha un cognome che inizia con le ultime lettere tende a ottenere voti leggermente più bassi.
Lo studio, condotto da un team di ricercatori dell’Università del Michigan, ha utilizzato i dati di una piattaforma di e-learning impiegata per le valutazioni degli esami universitari. Analizzando i risultati di oltre 30 milioni di studenti, è emersa un’associazione tra i voti ricevuti, l’iniziale del cognome degli esaminandi e l’ordine di correzione dei compiti. Di solito, la piattaforma presenta i compiti ai revisori in ordine alfabetico e solo selezionando manualmente un ordine diverso, come quello casuale o quello alfabetico ascendente, il professore può cambiare l’opzione. Questo fa sì che la maggior parte delle valutazioni venga effettuata in ordine alfabetico discendente.
I risultati hanno mostrato che, con l’opzione di default attivata, gli studenti con un cognome che inizia con una delle prime cinque lettere dell’alfabeto ottengono in media un punteggio superiore di 0,3 punti rispetto alle valutazioni effettuate in ordine casuale. Al contrario, quelli con un cognome che inizia con le ultime tre lettere ottengono in media 0,3 punti in meno. Anche tra i revisori che preferiscono iniziare la correzione dai cognomi che iniziano con le ultime lettere, si è riscontrato lo stesso fenomeno, ma in direzione opposta: voti più alti per gli ultimi cognomi e più bassi per i primi. Questo fenomeno sembra essere indipendente dalla materia esaminata, anche se è più evidente nelle discipline umanistiche e meno nelle discipline scientifiche, probabilmente a causa della maggiore soggettività di valutazione nelle prime.
Gli autori dello studio suggeriscono che la causa di questo fenomeno potrebbe essere attribuita alla stanchezza dei revisori, che valutano numerosi compiti consecutivamente. La noia e la fatica potrebbero influenzare l’oggettività dei professori, che potrebbero diventare meno obiettivi verso la fine dell’alfabeto, sovrastimando gli errori degli studenti.
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I Desideri della Mattina di Natale
Una tradizione popolare che si è diffusa in molte culture cristiane è quella secondo cui i desideri fatti la mattina del 25 dicembre hanno un potere speciale. Si crede che, poiché il giorno di Natale è legato alla nascita di Cristo, qualsiasi desiderio formulato in questa giornata venga ascoltato con particolare attenzione. Alcuni raccontano che i miracoli accadano proprio in questo giorno, quando le persone si affidano alla fede e alla speranza, chiedendo un cambiamento positivo nella loro vita o nella vita degli altri.
Nella tradizione cristiana, i desideri formulati con purezza di cuore e con intenzione altruistica vengono considerati più potenti, poiché riflettono lo spirito natalizio di amore, pace e generosità. Per questo motivo, molti credono che la mattina di Natale sia il momento ideale per chiedere aiuto divino o esprimere desideri profondi per il bene di sé stessi e degli altri.
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Il “Miracolo del Natale”
Il “Miracolo del Natale” è un concetto che affonda le radici nelle tradizioni cristiane e nelle leggende popolari che si sono sviluppate nel corso dei secoli attorno alla nascita di Gesù Cristo. La mattina del 25 dicembre è, infatti, considerata un momento sacro in cui si celebra la venuta di Cristo nel mondo, un evento che ha cambiato la storia dell’umanità e che, secondo molte tradizioni, porta con sé un’energia spirituale e miracolosamente benefica. Ecco alcune delle idee più affascinanti e profonde legate a questo “miracolo”:
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Il viaggio nella notte e le renne
La tradizione di Babbo Natale che viaggia su una slitta trainata da renne è una delle immagini più iconiche del Natale, ma questa figura ha radici profonde nella letteratura americana del XIX secolo, in particolare grazie al poema di Clement Clarke Moore intitolato “A Visit from St. Nicholas”, scritto nel 1823. Questo poema, noto anche come “The Night Before Christmas”, ha avuto un ruolo fondamentale nel definire molte delle caratteristiche di Babbo Natale, tra cui la slitta e le renne.
Nel poema, Moore descrive Babbo Natale come un uomo allegro e paffuto che arriva la notte di Natale con una slitta trainata da otto renne, ognuna delle quali ha un nome. Le renne erano descritte come creature veloci e agili, capaci di volare nel cielo per portare Babbo Natale in giro per il mondo, per distribuire i regali ai bambini durante la notte. Queste renne erano: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donner, e Blitzen. I nomi evocano immagini di velocità e grazia, associandosi alle caratteristiche che una slitta volante dovrebbe avere.
La figura delle renne che volano è una parte essenziale della mitologia di Babbo Natale, e contribuisce a rendere la sua visita notturna ancora più magica. L’idea che gli animali possano volare durante la “Notte Magica” del 24 dicembre affonda le radici nelle tradizioni popolari di vari popoli che avevano leggende di animali con poteri soprannaturali. La capacità delle renne di volare ha il suo corrispondente nelle tradizioni di creature mitiche che attraversano i cieli durante particolari notti dell’anno.
Nel 1939, il mito delle renne ha visto una nuova evoluzione grazie a un altro libro natalizio molto popolare, “Rudolph the Red-Nosed Reindeer”, scritto da Robert L. May. In questo racconto, Rudolph, una renna dal naso rosso brillante, viene introdotto come una figura fondamentale nella squadra di renne di Babbo Natale. La storia racconta come Rudolph, inizialmente deriso dalle altre renne per il suo aspetto strano, si rivela indispensabile per guidare la slitta di Babbo Natale attraverso una notte buia e nebbiosa grazie alla luce intensa del suo naso rosso. La figura di Rudolph ha rapidamente conquistato il cuore delle persone, diventando un simbolo di accettazione e di coraggio.
Nel corso degli anni, la figura delle renne di Babbo Natale è divenuta un elemento simbolico, legato non solo alla magia del Natale, ma anche ai concetti di luce, speranza e guida. Le renne, che viaggiano insieme a Babbo Natale nel cielo, non sono più solo mezzi di trasporto, ma simboli di un viaggio che attraversa il buio della notte per portare gioia e regali.
L’immagine di Babbo Natale con la sua slitta e le sue renne è divenuta universale, trasmessa in illustrazioni, film e canzoni natalizie. Ogni anno, milioni di persone immaginano la slitta di Babbo Natale che solca i cieli, guidata dalle sue fedeli renne, in una notte che sembra sospesa tra il reale e il magico. La tradizione delle renne ha contribuito a rendere il mito di Babbo Natale ancora più affascinante, combinando il mistero della notte, la magia della festa e la bellezza delle leggende.
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