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Le WTA Finals in Arabia Saudita: la storicità di un torneo senza precedenti

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Le WTA Finals 2024 rappresentano un punto di svolta nella storia del tennis femminile, essendo la prima volta che un torneo così prestigioso si svolge in Arabia Saudita. La scelta di Riyad come sede di questo evento ha suscitato molte riflessioni, poiché si tratta di un Paese dove, fino a pochi anni fa, le donne avevano accesso limitato allo sport, con un contesto sociale e culturale che ha iniziato a cambiare solo di recente.

L’atmosfera nel nuovo impianto della King Saud Indoor Arena, pensato per ospitare le migliori giocatrici del mondo, è unica. Sebbene l’impianto abbia una capacità ridotta per dare una sensazione più intima al pubblico, la qualità della sua organizzazione è evidente. La preparazione del torneo ha richiesto una grande attenzione ai dettagli, dall’aspetto estetico all’accoglienza, con maschere di servizio che guidano gli spettatori, nonostante molti di loro siano ancora neofiti nel mondo del tennis.

Un aspetto significativo di questa edizione delle WTA Finals è il messaggio di inclusività che l’evento porta con sé. Le donne in Arabia Saudita, da sempre limitate in molte libertà, hanno oggi l’opportunità di partecipare a competizioni internazionali e di incontrare le protagoniste del tennis, tra cui Jasmine Paolini, che ha sottolineato come il torneo rappresenti una vetrina positiva per le donne nel Paese. La presenza di atlete e dirigenti internazionali, come Judy Murray, che ha cambiato opinione sull’evento, dimostra la volontà di investire in un futuro più inclusivo.

Le WTA Finals 2024 non sono solo un torneo di tennis; sono una testimonianza di come lo sport possa fungere da catalizzatore per cambiamenti sociali significativi, in un Paese che sta lentamente cercando di aprirsi a nuove visioni. Mentre le sfide per le donne e per le comunità LGBTQ+ restano evidenti, questo evento ha comunque dato spazio alla speranza che il progresso, per quanto lento, possa portare a una società più inclusiva nel futuro.

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Lazio ai quarti di Coppa Italia, Noslin elimina il Napoli

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ROMA (ITALPRESS) – La Lazio batte il Napoli 3-1 all’Olimpico e accede ai quarti di finale di Coppa Italia, dove troverà una tra Inter e Udinese (in campo il prossimo 19 dicembre). Decisiva la tripletta di uno scatenato Noslin, che sfrutta al meglio la chance concessa da Baroni in una partita caratterizzata dall’ampio turn over delle due squadre, che torneranno a sfidarsi in campionato domenica sera al ‘Maradonà. L’allenatore biancoceleste fa sette cambi rispetto alla sconfitta di Parma, mentre Conte ne fa addirittura undici, lasciando in panchina per novanta minuti Kvaratskhelia. Normale quindi che sia la Lazio, con alcuni big come Zaccagni, Rovella (squalificato in campionato), Pedro e Lazzari, a fare la voce grossa, controllando il gioco e alzando la pressione sin dai primi minuti. Ed è proprio la formazione biancoceleste ad avere la prima palla dell’1-0: al 19′ Pedro in area salta Caprile che sbaglia i tempi dell’uscita bassa e lo stende. L’arbitro Pairetto indica il dischetto ma è il portiere partenopeo ad uscire vincitore dal duello dagli undici metri con Zaccagni. Il vantaggio è solo rinviato al 32′: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Gigot fa da torre per Noslin che da due passi appoggia in rete di testa.
Al Napoli però basta una fiammata per pareggiare: al 36′ Neres ruba palla a Tchaouna e calcia dal limite, Mandas respinge corto e Simeone in scivolata, anticipando Patric, segna il suo nono gol in carriera contro i biancocelesti. Un errore in uscita al 41′ però punisce il Napoli: Zaccagni pesca Pedro, che col tacco libera al tiro Noslin: l’ex Verona manda a vuoto Spinazzola e col piattone batte Caprile. La serata perfetta di Noslin non è finita e al 50’ si gode la tripletta con un colpo di testa corretto in rete da Juan Jesus nel tentativo di togliere la palla dalla porta. La Lazio si conferma tra le migliori otto del torneo: la squadra biancoceleste ha superato gli ottavi di finale in tutte le ultime 14 stagioni. Il Napoli, senza coppe europee, si concentrerà invece solo sul campionato, a partire dallo scontro diretto di domenica contro gli uomini di Baroni.
– Foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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Celebrati i 30 anni di ASI, Barbaro “Famiglia molto numerosa”

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ROMA (ITALPRESS) – Grande festa all’Auditorium della Conciliazione di Roma per celebrare i trent’anni dell’ASI, Associazioni Sportive e Sociali Italiane, ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni che riunisce associazioni sportive dilettantistiche, società sportive, circoli culturali e associazioni del terzo settore, contribuendo alle loro attività sportive, sociali, ludico-ricreative e culturali. Una “famiglia che è diventata molto numerosa, quasi un piccolo ministero”, come l’ha definita il presidente Claudio Barbaro: sono infatti oltre 1,4 milioni i tesserati, tra atleti, dirigenti, tecnici e arbitri, per un ente che promuove sul territorio 652 discipline sportive. E “la domanda continua a crescere, questo vuol dire che dobbiamo attrezzarci per rispondere a questa grandissima esigenza di sport che prescinde da logiche competitive”, ha aggiunto Barbaro, che in merito al futuro dell’Ente ha spiegato: “Non dobbiamo mai ritenerci soddisfatti dei risultati ottenuti, ma dobbiamo sempre tendere al miglioramento. Questo lo dobbiamo soprattutto alla gente che continua a darci fiducia”.
Una serata ricca di ospiti, a partire dalle maggiori personalità dello sport italiano: “La presenza delle istituzioni è un motivo di orgoglio e di soddisfazione politica, perchè vuol dire che lo sport di base e lo sport di vertice si incontrano, sono due facce della stessa medaglia”, ha concluso Barbaro.
Tra gli ospiti, il presidente del Coni, Giovanni Malagò: “La mia presenza è doverosa, perchè l’ASI ha fatto molto per il nostro mondo. E’ un ente relativamente giovane, ma il cui percorso è assolutamente di primissimo ordine, con numeri impressionanti”. E, a proposito di Coni, nel corso della serata è intervenuto Mario Pescante, l’ex presidente che già nell’anno di Fondazione, il 1994, riconobbe l’ASI: “Lo avrebbe fatto qualsiasi presidente del Coni. Ci sono state difficoltà politiche e da parte degli stessi enti, che non ne volevano uno nuovo, ma scelsi l’ASI anche perchè altri enti di promozione avevano rinnegato l’agonismo”.
Intervenuto con un videomessaggio, il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, ha elogiato il presidente Barbaro, “che ancora oggi con passione, competenza e amore per lo sport e per ASI continua a guidare questa comunità di donne e di d’uomini che hanno fatto la storia dello sport sociale”. Il presidente della Figc Gabriele Gravina, invece, ha commentato: “Tantissimi auguri all’ASI: insieme verso il futuro non solo per lo sport ma anche per le sue attività sociali”.
– Foto Spf/Italpress –
(ITALPRESS).

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Pastore “Per Palermo ci sarò sempre, resterò nel mondo del calcio”

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PALERMO (ITALPRESS) – Javier Pastore e il Palermo. Un legame che col passare degli anni sembra rafforzarsi. Presente per la storica inaugurazione del Cfa di Torretta, poi anche per la sfida contro lo Spezia che ha visto dal vivo al Barbera. Il fantasista argentino, dopo aver iniziato nel suo paese è arrivato in Sicilia nell’estate del 2009 dall’Huracan, club con il quale aveva disputato una stagione eccezionale. In rosanero due stagioni incredibili tra grandi giocate e gol pesanti, con l’apice raggiunto nella finale di Coppa Italia contro l’Inter. Intervistato in esclusiva a Torretta Cafè, il nuovo talk show prodotto interamente dal Palermo FC, in oltre un’ora di talk a cuore aperto il Flaco ha messo a nudo le proprie emozioni come mai fatto prima. Le prime parole, però, sono dedicate proprio al centro sportivo di Torretta. ‘Sono stato qui per l’inaugurazione, è stata una bellissima giornata. Sto vedendo crescere un Palermo diverso rispetto a quello che ho vissuto io. Mi fa tanto piacere vedere un Palermo così con un centro sportivo dotato ad esempio di una sala da pranzo, una palestra ma anche di un posto come Torretta Cafè. Quando mi allenavo io a Boccadifalco era una cosa completamente diversa. Ho rivisto vecchi compagni di squadra all’inaugurazione. Stare insieme e ricordare i momenti vissuti è stato bellissimo. Ho vissuto due anni bellissimi qui a Palermo.
Ho costruito relazioni belle dentro e fuori dal campo. Ormai sono sposato (con la palermitana Chiara, ndr) e sono padre, quando sono arrivato a Palermo ero un bambino. Diversi calciatori più grandi mi hanno insegnato tante cose e hanno contribuito alla mia crescita come uomo – prosegue Pastore -. Mi ha fatto piacere vedere Migliaccio, quando sono arrivato a Palermo mi ha aiutato tanto, mi ha trasmesso tante cose. Sento Balzaretti, Migliaccio, Liverani. Con Miccoli ogni tanto scambiamo messaggi. Anche Hernandez, Santi Garcia, Munoz, Bertolo e Cavanì. Col Palermo è stato anche a New York per il lancio della nuova maglia: ‘Un’esperienza meravigliosa, non me lo sarei mai aspettato di fare questa pubblicità della maglia a New York. E’ stato bellissimo, abbiamo vissuto dei giorni che ci hanno portato tantissimi ricordi. Palermo è stata la mia porta per l’Europa e per la Nazionale argentina. Per questo club io ci sarò semprè. Adesso che ha più tempo per guardarsi indietro, Pastore si rende conto che il suo sogno lo ha realizzato. ‘Ho cominciato a pensare di avercela fatta soltanto adesso che non gioco più a calcio. Il mio percorso da calciatore l’ho vissuto normalmente, ogni cosa che mi succedeva credevo fosse normale. Arrivare a Palermo, giocare in una squadra con dei campioni o affrontare campioni di squadre come Inter, Juventus e Milan…L’ho vissuto come una normalità, come se stessi giocando con i miei amici in Argentina. Oggi mi rendo conto che ho fatto una carriera importante. Sono stato 7 anni al Psg con giocatori che hanno segnato in maniera profonda il calcio mondiale”. Il club dell’allora presidente Zamparini aveva messo gli occhi su di lui nel 2009. Su Pastore c’era anche l’interesse di Chelsea, Milan e Porto. ‘Al mio arrivo c’erano giocatori come Miccoli e Cavani, quest’ultimo era giovane ma con un talento incredibile. Il livello era veramente alto in allenamento. Il giorno che sono arrivato ho subito giocato un’amichevole contro una squadra austriaca – racconta il Flaco -. Una volta sceso dalla macchina con Sabatini e il mio procuratore si è avvicinato Zamparini che mi ha proposto di giocare la partita dopo aver fatto un viaggio di 14 ore da Buenos Aires a Milano. Non avevo neanche le scarpe, il presidente mi ha accompagnato in un centro commerciale lì vicino. Mi ha detto prendi tutto quello che vuoi, ho preso un paio di scarpe da calcio, i parastinchi e basta. Una volta tornati alla partita il magazziniere Pasquale mi ha dato il materiale per giocare. Zamparini ha detto al mister che sarei dovuto entrare nel secondo tempo. Il mister non capiva perchè dopo un viaggio così lungo sarei dovuto subito scendere in campo. Ho giocato una ventina di minuti e ho subito fatto un sombrero, un tunnel, un passaggio lungo a Miccoli che ha fermato la palla di petto e fatto gol. Zamparini si mise a piangere in tribuna, era innamorato delle mie giocate. Me lo hanno raccontato persone che stavano lì come il mio procuratore”. Ambientarsi in Italia non è stato semplice. Ad aiutare Pastore, però, ci hanno pensato anche i compagni di squadra, con i quali all’inizio c’è stato anche qualche momento particolare, che è stato utile per la sua crescita. “All’inizio ho avuto problemi per il mio modo di giocare. Non erano abituati ad avere in squadra un compagno che facesse 5 tunnel ogni allenamento. Non lo facevo per prendere in giro, era il mio modo di giocare. Due mesi dopo il mio arrivo feci un tunnel a Migliaccio, mi diede un calcio, così una seconda e una terza volta. Noi come argentini abbiamo una forma di insultare che non è riguardo la persona ma riguardo la situazione. Allora mi è uscito un insulto, non contro di lui. Lui ha sentito questo insulto, lo ha capito e si è diretto verso di me mentre ero ancora a terra. Mi ha alzato dal collo in piedi dicendomi di non insultarlo più. Mi chiedevo in che posto fossi arrivato. Il giorno dopo abbiamo fatto una riunione con Zamparini e Sabatini. Abbiamo parlato, ci siamo capiti, da quel momento in poi il mio miglior compagno è stato Giulio. Pirlo e Gattuso? Erano idoli, ma gli ho fatto il tunnel. Quello che mi mettevo in testa mi riusciva, in allenamento facevo tanti scherzi… contavo i tunnel, facevo scommesse”. Resta il rammarico per la finale di Coppa Italia persa contro l’Inter all’Olimpico di Roma. ‘Abbiamo giocato contro squadre come Roma e Milan. Abbiamo eliminato squadre forti. Non ho mai rivisto la finale contro l’Inter però resta il ricordo, tutta la mia famiglia è venuta a vedere questa partita. Quei tre giorni a Roma tutte le piazze erano rosanero. Non lo so quante persone sono rimaste fuori dallo stadio, forse 10-20 mila persone. Il risultato conta sempre, ma il percorso che abbiamo fatto in Coppa Italia è stato bellissimo. Le emozioni delle persone non le leva nessuno, quell’anno è sato magico. Potevamo vincere o meno, ma il percorso è stato pazzescò, dice Pastore che ha giocato con tanti campioni, Messi in primis. “Il miglior giocatore di sempre, in allenamento e in partita fa delle cose che non puoi neanche immaginare. Quando vuole una cosa e si accende è finita per gli altri. Ho 35 anni, Maradona non l’ho visto giocare ma l’ho avuto come allenatore. Ho avuto la fortuna di vivere Maradona e Messi nello stesso spogliatoio. Incredibile, una cosa unicà. Tra i rimpianti per la carriera la sua avventura alla Roma. ‘Gli ultimi due anni non sono stati quelli che avrei voluto, il fisico non mi ha accompagnato. Mi faceva tanto male arrivare a Trigoria e non poter dare quello che potevo dare. Quella è stata la frustrazione più grande provata nel mondo del calcio, mi sentivo proprio malè. Pastore ha anche parlato del suo futuro: ‘Non gioco più a calcio da un anno e sette mesi. Mi sono operato 8 mesi fa, adesso sto benissimo non ho più dolori però ho perso tanto tempo. Non ho continuato ad allenarmi in un modo professionale. Ogni anno il calcio cambia tantissimo. Oggi è più importante il fisico, i giocatori sono atleti. Non ho in testa di tornare in campo, penso che prima di giugno 2025 annuncerò ufficialmente il mio ritiro dal calcio giocato, ma sto studiando per restare in questo mondo che amò. Ancora presto per capire cosa farà. ‘Non lo so, mi piacerebbe restare nel calcio perchè lo amo e mi piacerebbe tanto aiutare i bambini a crescere e a formarsi. E’ qualcosa che mi interessa fare, mi sto preparando. Sto facendo un corso di management con la Fifa, è molto interessante perchè mi dà la possibilità di conoscere le persone che lavorano in diversi ambiti dei club. Mi sto riempiendo di informazioni per capire veramente in che momento mi senta pronto per fare qualcosa nel calcio. Farò anche il corso di direttore sportivo, però per il momento non ho deciso bene che strada prendere nel mondo del calcio. Mi sto preparando per decidere nei prossimi annì. Di sicuro c’è che per Palermo ci sarà sempre e che il popolo palermitano porterà il ‘Flacò Pastore sempre nel cuore.
– Foto ufficio stampa Palermo Fc –
(ITALPRESS).

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