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Politica

Von der Leyen blinda la Commissione 2.0: accordo raggiunto su Fitto e Ribera tra tensioni e compromessi

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Ursula von der Leyen ha ottenuto un nuovo successo politico, sbloccando lo stallo che aveva paralizzato le trattative sulla composizione della sua Commissione 2.0. Dopo giorni di contrapposizioni tra popolari, socialisti e liberali, è stato raggiunto un accordo che garantisce il sostegno a due figure chiave: Raffaele Fitto e Teresa Ribera, entrambi nominati vicepresidenti esecutivi. La plenaria del Parlamento europeo del 27 novembre formalizzerà il compromesso, con uno scrutinio che, nonostante il dissenso dei Verdi, dovrebbe includere anche il voto favorevole di Fratelli d’Italia.

La premier Giorgia Meloni ha definito la nomina di Fitto una vittoria per l’Italia, sottolineando l’importanza strategica del ruolo ottenuto per il Paese. Anche il vicepremier Antonio Tajani ha espresso soddisfazione, augurandosi che Fitto possa contribuire al rafforzamento del ruolo italiano nella governance europea. Tuttavia, socialisti e liberali hanno espresso riserve, chiedendo che il politico italiano mantenga una posizione indipendente dal governo nazionale, una condizione inserita in un addendum al testo di accordo.

Le tensioni più forti si sono registrate intorno alla posizione di Ribera, accusata in Spagna di cattiva gestione delle alluvioni. Per superare le resistenze del Partito Popolare Europeo, è stata inclusa una clausola che prevede le sue dimissioni qualora venisse formalmente indagata. L’introduzione di questa condizione ha richiesto lunghe trattative, risoltesi solo in tarda serata con un’intesa tra le principali famiglie politiche pro-europee: PPE, S&D e Renew.

Nonostante l’accordo, i contrasti all’interno della coalizione restano evidenti. I socialisti hanno contestato la nomina di Fitto, mentre i conservatori di Fratelli d’Italia hanno chiesto al Partito Democratico di prendere le distanze dalla linea dei socialisti europei. Von der Leyen, intanto, continua a spingere per una collaborazione tra le forze politiche favorevoli a un’Europa integrata, ai diritti democratici e al sostegno all’Ucraina, principi cardine della sua presidenza.

L’accordo non ha previsto modifiche ai ruoli di Fitto e Ribera, ma ha ridotto le competenze del commissario ungherese Oliver Varhelyi, vicino a Viktor Orban. L’unico ampliamento riguarda le deleghe della socialista Roxana Minzatu, che si concentrerà su diritti sociali e lavoro di qualità. Mentre la votazione del 27 novembre si avvicina, è chiaro che le tensioni politiche all’interno della maggioranza Ursula continueranno a influenzare la nuova Commissione nei prossimi mesi.

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Italia cresce: Governo Meloni crea 847.000 posti di lavoro in due anni

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Oggi, i dati diffusi dalla Cgia confermano un trend positivo per il mercato del lavoro in Italia, segnando un’importante crescita occupazionale durante i due anni di governo della premier Giorgia Meloni. Secondo le informazioni fornite, sono stati creati ben 847.000 posti di lavoro, un risultato che evidenzia la solidità e il dinamismo del mercato del lavoro italiano, anche in un contesto economico complesso.

La Meloni, soddisfatta del risultato, ha commentato il dato sui social, dichiarando che questi numeri sono un segno che l’Italia sta percorrendo la strada giusta. Tuttavia, ha sottolineato che non bisogna fermarsi, invitando a proseguire con determinazione per creare nuove opportunità, garantire la stabilità e promuovere ulteriormente la crescita economica in tutto il Paese. La premier ha così ribadito l’impegno del governo a continuare su questa rotta positiva, pur riconoscendo che c’è ancora molto da fare.

Questi dati sono una testimonianza dell’efficacia delle politiche messe in atto durante il governo Meloni, soprattutto nel contesto post-pandemia e di fronte alle sfide globali. La crescita dell’occupazione è vista come un segno di stabilità e di fiducia nell’economia italiana, che sta riuscendo a mantenere e creare posti di lavoro nonostante le difficoltà.

Con un occhio rivolto al futuro, il governo continuerà a concentrarsi su politiche che favoriscano la creazione di posti di lavoro e il rafforzamento della stabilità economica per assicurare a tutte le famiglie e ai cittadini italiani una maggiore sicurezza e opportunità nel lungo periodo.

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Sciopero dei trasporti venerdì 13 dicembre 2024: ecco gli orari e le possibili conseguenze

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Venerdì 13 dicembre 2024, i lavoratori dei trasporti incroceranno le braccia per uno sciopero generale indetto dall’Unione Sindacale di Base (Usb), con il supporto dei sindacalisti del gruppo Al Cobas. La protesta, della durata di 24 ore, ha lo scopo di contrastare politiche economiche che, secondo i sindacati, favoriscono la deindustrializzazione e promuovono la “turistificazione” della penisola.

Orari e modalità dello sciopero

  • Treni: la circolazione sarà “in dubbio” dalle 21:00 di giovedì 12 dicembre fino alle 20:59 di venerdì 13 dicembre. Possibili ritardi e cancellazioni sono da prevedere.
  • Trasporto pubblico locale (metropolitane, autobus e tram): l’agitazione coinvolgerà diverse città, con modalità e orari che potrebbero variare a seconda del territorio. Saranno comunque garantite alcune fasce orarie, ma i dettagli non sono ancora stati ufficializzati.
  • Taxi: anche i tassisti potrebbero aderire, ma non tutte le auto bianche sembrano intenzionate a fermarsi.
  • Trasporti marittimi: prevista una fermata di 24 ore.
  • Settore aereo: non coinvolto dalla protesta.

I disagi per i pendolari e i viaggiatori sono previsti per tutta la giornata, con conseguenti difficoltà nei trasporti su treni, mezzi pubblici e marittimi.

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Politica

Catania, la giudice Iolanda Apostolico si dimette dalla magistratura

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La giudice Iolanda Apostolico, protagonista di accese polemiche negli ultimi mesi, ha rassegnato le dimissioni dalla magistratura, che saranno effettive dal prossimo 15 dicembre. Il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) ha accettato la decisione.

Apostolico era finita al centro dell’attenzione politica e mediatica dopo la diffusione di un video risalente al 2018, in cui partecipava a una manifestazione a Catania contro i decreti sicurezza sui migranti. Il filmato, emerso nell’ottobre 2023, aveva riacceso le polemiche, considerando che solo pochi giorni prima la giudice aveva dichiarato illegittime alcune norme del decreto Cutro, non convalidando il trattenimento di migranti richiedenti asilo.

La vicenda aveva sollevato interrogativi sull’imparzialità della giudice, attirando critiche soprattutto da esponenti della maggioranza di governo. L’episodio ha riaperto il dibattito sull’opportunità per i magistrati di partecipare a iniziative pubbliche, soprattutto su temi politicamente sensibili.

Con le dimissioni di Apostolico si chiude una vicenda che ha messo in evidenza le tensioni tra potere giudiziario e politico. La magistrata non ha rilasciato dichiarazioni in merito alla sua scelta, ma fonti vicine parlano di una decisione maturata per evitare ulteriori strumentalizzazioni.

Resta alta l’attenzione sull’argomento, mentre nel Paese prosegue il confronto sulle politiche migratorie e sui limiti del potere discrezionale dei giudici, in un contesto politico e sociale sempre più polarizzato.

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