Tecnologia
Lenovo Legion Go S: la prima console con APU Ryzen Z2 in arrivo nel 2025
Lenovo sembra pronta a lanciare una nuova handheld next-gen, la Legion Go S, attesa per la prima metà del 2025, con un annuncio che potrebbe avvenire già al CES di gennaio. Secondo le ultime indiscrezioni, riportate dal sito specializzato WinFuture, la Legion Go S sarà la prima console a montare una APU AMD Ryzen Z2G, progettata per offrire un’esperienza di gioco di qualità su un dispositivo compatto.
La Ryzen Z2G sarà una APU basata sull’architettura Rembrandt, con una CPU a 8 core Zen 3+ e una GPU RDNA 2con 12 CU, simile al Ryzen 7 6800U. Questa configurazione dovrebbe garantire una buona potenza di calcolo, pur non essendo al livello delle APU Phoenix o Strix Point. Oltre alla potente APU, la Legion Go S avrà 16 GB di RAM LPDDR5 e un SSD PCIe 4.0 da 512 GB, che dovrebbe permettere velocità di lettura e scrittura elevate, utili per i giochi moderni.
Il display sarà un schermo IPS da 8″ con risoluzione 1080p e refresh rate di 120 Hz, una caratteristica che permetterà un’esperienza visiva fluida e nitida, anche se un po’ inferiore al display OLED del Steam Deck. Inoltre, la console supporterà Wi-Fi 6E e Bluetooth 5.3, garantendo una connettività all’avanguardia.
La Legion Go S si posiziona tra le console portatili di fascia media, con un prezzo previsto tra i 500 e i 600 Euro, rivaleggiando con il Steam Deck OLED, ma con una performance migliore nella parte grafica grazie alla APU AMD Ryzen Z2G. Lenovo mira a offrire una console robusta e ben equipaggiata, sebbene il modello più potente, Legion Go 2, arrivi in seguito.
In definitiva, la Legion Go S sembra destinata a diventare un’opzione interessante per i giocatori che cercano una console portatile performante ma ad un prezzo più accessibile rispetto ai modelli top di gamma.
Tecnologia
Da Enea e Nato tecnologie innovative contro minacce chimiche e nucleari
Rilevare minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari (CBRN) da remoto e in tempo reale grazie a sensori quantistici di nuova generazione che permettono misurazioni più precise, affidabili e basate su un minor numero di risorse rispetto ai sensori tradizionali. Sono alcuni dei risultati del progetto HADES, coordinato da ENEA e finanziato dal programma “Science for Peace and Security” (SPS) della NATO cui hanno partecipato la NATO Defense College Foundation, le Università degli Studi di Roma Tre e di Ginevra e le aziende Nucleco e Inov8 System.
In particolare, ENEA ha sviluppato uno spettrometro quantistico, cioè un dispositivo innovativo in grado di localizzare, caratterizzare ed effettuare misurazioni su fotoni che non hanno mai interagito con il target, identificando le proprietà di varie potenziali minacce nell’infrarosso, tra cui liquidi e gas nocivi.
Rispetto ai sensori tradizionali i sensori quantistici hanno dimostrato vantaggi significativi come misurazioni più precise, anche con bassi flussi di radiazione e con piccole quantità di campione.
La ricerca condotta e i risultati ottenuti aprono nuove prospettive nella identificazione e localizzazione da remoto di potenziali minacce nel settore della difesa ma anche per una vasta gamma di applicazioni in diversi segmenti industriali: dal settore medico, alla chimica-farmaceutica, dall’energia fino a trasporti e Spazio.
“Le scienze e le tecnologie quantistiche sono uno dei campi di ricerca più promettenti a livello internazionale soprattutto nel settore security, dove abbiamo lavorato anche all’elaborazione di una roadmap per il Quantum Sensing – evidenzia Andrea Chiuri del Laboratorio di Diagnostica e Metrologia dell’ENEA -. Inoltre, sfruttando in modo controllato le proprietà di particelle quantistiche come i fotoni è possibile realizzare sensori e strumenti di misura di varie grandezze fisiche con estrema accuratezza, utili anche in ambito biomedicale, grazie alla possibilità di lavorare anche con bassi flussi di radiazione e senza danneggiare il campione”.
Nell’ambito del progetto sono stati anche effettuati dei test su target reali solidi, liquidi e gassosi, inclusi i Composti Organici Volatili (VOCs), ossia particolari composti chimici che evaporando nell’aria a temperatura ambiente, rappresentando una potenziale minaccia per l’uomo. La sperimentazione effettuata ha dimostrato la validità dell’approccio in termini di affidabilità, sensibilità, stabilità e precisione.
Nel ruolo di utilizzatori finali sono stati coinvolti, oltre a Nucleco, Inov8 System e Nato Defence College Foundation, docenti afferenti alle Università degli Studi di Milano, Paderborn, Darmstadt e Berlino (Germania) e ricercatori dell’INRIM.
– foto ufficio stampa Enea –
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Tecnologia
“Omi”: il ciondolo intelligente che potrebbe leggere i pensieri
Al Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas, una startup americana ha presentato un gadget innovativo che promette di rivoluzionare l’interazione tra esseri umani e intelligenza artificiale. Si chiama “Omi”, un piccolo ciondolo che potrebbe diventare il prossimo trend nell’adozione di dispositivi intelligenti da parte dei consumatori.
Omi è un accessorio grande quanto una caramella, ma con una tecnologia all’avanguardia che, secondo i creatori, nel giro di due anni potrebbe teoricamente leggere i pensieri di chi lo indossa. Nik Shevchenko, fondatore di Based Hardware, ha descritto il dispositivo come un assistente IA in grado di “ascoltare” e reagire ai segnali cerebrali attraverso piccoli elettrodi che entrano in contatto con la tempia dell’utente. Il dispositivo, che può essere indossato come un ciondolo o applicato direttamente alla tempia con un nastro medicale, è pensato per eseguire operazioni come sintetizzare un discorso o notificare l’arrivo di messaggi sullo smartphone.
Il dispositivo è stato progettato per interagire con il portatore in modo discreto. Omi è programmato per riconoscere segnali di comunicazione, come la volontà di parlare, e attivarsi solo in determinate circostanze. Una delle sue caratteristiche principali è la possibilità di personalizzare gli avvisi, per evitare interruzioni costanti. Gli utenti potranno anche impostare specifiche fasce orarie in cui il dispositivo sarà attivo, riducendo così la possibilità di essere disturbati da avvisi non richiesti.
Omi, venduto al prezzo di 89 dollari a partire da maggio, si basa su una tecnologia che la startup definisce “brain interface”. Questo tipo di interfaccia permette al dispositivo di interpretare segnali dalla mente senza compromettere la privacy dell’utente, poiché la comunicazione con l’IA si attiva solo quando strettamente necessario. Inoltre, la tecnologia è aperta, il che significa che gli sviluppatori esterni potranno creare applicazioni personalizzate per ampliare le funzionalità di Omi.
Con questo dispositivo, Based Hardware mira a portare l’intelligenza artificiale più vicino alla vita quotidiana, permettendo agli utenti di interagire con la tecnologia in modo completamente nuovo. Omi potrebbe rappresentare il futuro degli accessori smart, ampliando le possibilità per l’intelligenza artificiale nell’ambito consumer.
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Tecnologia
La Commissione Europea difende il Digital Services Act: “nessuna censura”
La libertà di espressione è un principio fondamentale al centro del Digital Services Act (DSA), la normativa europea che stabilisce le regole per la gestione dei contenuti online da parte degli intermediari digitali. In risposta alle recenti preoccupazioni sollevate dal fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, la Commissione Europea ha voluto chiarire che il DSA non impone la rimozione di contenuti leciti, ma si concentra sulla lotta ai contenuti illegali.
Un portavoce della Commissione, interpellato dall’ANSA, ha precisato che “la moderazione dei contenuti non significa censura”. La normativa, infatti, è pensata per garantire un equilibrio tra la protezione degli utenti da contenuti dannosi e la tutela dei diritti fondamentali, come la libertà di espressione e d’informazione.
Il Digital Services Act stabilisce le responsabilità per piattaforme come Facebook, YouTube e altre, obbligandole a intervenire contro contenuti che violano le leggi, come quelli che incitano alla violenza, alla discriminazione o alla diffusione di disinformazione. Tuttavia, il DSA sottolinea che non si tratta di una censura generalizzata, ma di misure per contrastare contenuti che siano effettivamente dannosi o illegali, nel pieno rispetto delle libertà individuali.
La Commissione Europea ha ribadito che la normativa è un passo importante per garantire un internet più sicuro, evitando che piattaforme di grande portata diventino veicoli per attività illegali, senza compromettere i diritti degli utenti di esprimersi liberamente.
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