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Cronaca

Lecce | Chiede dell’acqua come scusa per entrare, coniugi picchiati a sangue e rapinati

Un violento episodio di aggressione è avvenuto domenica 12 maggio a Nardò, nel Salento, con vittime un uomo di 55 anni e sua moglie di 54. Entrambi sono stati ricoverati in condizioni gravi al “Vito Fazzi” di Lecce, con l’uomo che ha riportato lesioni serie alla testa e al volto, mentre la donna ha subito contusioni meno gravi. Il presunto aggressore, un uomo di 30 anni già noto alle autorità per reati predatori, è stato individuato e interrogato. Sembra che l’aggressione sia avvenuta con intenti rapinatori.

Secondo quanto riportato da LeccePrima, l’episodio è iniziato intorno alle nove di mattina nel centro storico della città. L’uomo avrebbe suonato il citofono della coppia sotto falsi pretesti, affermando di avere bisogno di un bicchiere d’acqua per un improvviso malore. Una volta che la donna ha aperto la porta, l’uomo avrebbe tentato di entrare con l’intenzione di ottenere qualcosa di valore o denaro. Il marito, presente in un’altra stanza, è intervenuto per difendere la moglie, scatenando l’aggressione.

Il proprietario di casa sarebbe stato colpito con un bastone o un oggetto contundente, mentre l’aggressore è fuggito per le vie del centro senza riuscire a sfuggire alla cattura. Ora rischia l’accusa di tentato omicidio. Le vittime sono state soccorse dal personale del 118 e trasportate in ospedale, mentre sulla scena sono intervenuti anche gli investigatori della scientifica per raccogliere prove e acquisire video di sicurezza utili per le indagini in corso.

Cronaca

Frusinate, operaio di 58 anni muore sommerso da un malore in un cantiere

Una tragedia ha colpito un cantiere per la posa della fibra ottica in via Randolfi ad Atina. Un operaio di 58 anni, impiegato nei lavori, è improvvisamente crollato al suolo dopo un malore. I soccorsi, tempestivi, non hanno potuto evitarne il decesso sul posto .

Il bollettino dell’incidente

  • L’uomo stava lavorando regolarmente al cantiere quando, attorno alle 10:00, ha accusato un forte malore e si è accasciato, privo di sensi .
  • Il personale sanitario del 118 di Cassino è intervenuto immediatamente per praticargli massaggio cardiaco e cure d’emergenza, ma senza successo.
  • Sul luogo sono arrivati anche i Carabinieri di Atina, che hanno effettuato i rilievi per ricostruire l’incidente e verificare se ci fossero state anomalie nel rispetto delle norme di sicurezza .

Un altro caso simile in pochi giorni

Questo tragico episodio è il secondo in pochi giorni nel territorio della provincia di Frosinone. Martedì scorso, un operaio edile di 57 anni, Domenico Radici di Pofi, si era accasciato all’ingresso del cantiere di Giuliano di Roma, dove avrebbe iniziato i lavori. Anche in quel caso, l’intervento dei soccorritori non aveva potuto salvargli la vita .

Il contesto regionale

  • Non sono ancora note eventuali patologie pregresse dell’operaio.
  • Al momento non emergono segni di responsabilità da parte del datore di lavoro, sebbene i rilievi investigativi continueranno per verificare ogni dettaglio.
  • Si attende l’autopsia, che sarà fondamentale per stabilire se il decesso sia da attribuire a cause naturali o se vi siano fattori lavorativi (es. stress fisico, temperature elevate, carenze organizzative) da considerare.

Un allarme per la sicurezza sul lavoro

Questi due episodi sollevano interrogativi sulla sicurezza e sul monitoraggio dei lavoratori in cantieri, anche di lavori improvvisamente insidiosi come la posa della fibra ottica. L’Inail ha recentemente registrato oltre 1.200 decessi sul lavoro nel 2024 . Casi come questi richiamano l’importanza della formazione anticaldo, controlli sanitari periodici, disponibilità di assistenza e presenza di protocolli di sicurezza aggiornati.

  • Cosa è successo: malore fatale di un operaio di 58 anni sul cantiere della fibra ottica ad Atina.
  • Quando: venerdì 4 luglio, intorno alle ore 10.
  • Chi: l’uomo – residente nel Frusinate – è stato soccorso, ma è deceduto poco dopo.
  • Altre informazioni: indagini in corso condotte dai Carabinieri locali; attesa per l’autopsia.

La tragica scomparsa dell’operaio riporta all’attenzione l’urgenza di rafforzare le condizioni di sicurezza nei cantieri, anche in ambiti come la posa della fibra ottica, spesso gestiti in appalto, dove può mancare una supervisione strutturata della salute dei lavoratori.

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Cronaca

Milano: furti in gioiellerie con la “tecnica del foulard”, arrestata una 60enne

Dopo mesi di indagini meticolose tra Milano e Pavia, la Squadra Mobile del capoluogo lombardo, in collaborazione con i Carabinieri di Pavia, ha arrestato una donna di 60 anni ritenuta la mente dietro tre colpi in gioiellerie, messi a segno tra novembre 2024 e gennaio 2025, per un bottino complessivo di circa 130.000 euro.


Modus operandi collaudato

La donna – già nota alle forze dell’ordine per precedenti rapine – ha colpito due volte a Milano e una in provincia di Pavia. Il modus operandi adottato si basa su un’abile distrazione del personale:

  1. Accoglienza amichevole nei negozi, grazie a richieste appariscenti di articoli da visionare (“Posso vedere anche questa collana?”, “Mi mostra quei bracciali?”).
  2. Copertura subdola dei gioielli con un foulard sul bancone, consentendo l’asportazione rapida e discreta del prezioso.
  3. Deposito furtivo nelle proprie borse, seguita da un’uscita apparentemente innocua.

Cronologia dei furti

  • 6 novembre 2024 (via Biondi, Milano): rubati 30 bracciali d’oro (oltre 110.000 euro).
  • 28 dicembre 2024 (via Pontaccio, Milano): trafugato un anello in oro e diamanti del valore di 5.000 euro.
  • 21 gennaio 2025 (Dorno, Pavia): sottratte collane per oltre 10.000 euro.

Arresto e conseguenze giudiziarie

L’arresto è avvenuto dopo il coordinamento tra Squadra Mobile e Carabinieri della stazione di Garlasco: il Gip del Tribunale di Milano ha emesso una misura cautelare restrittiva, attualmente eseguita sotto forma di arresti domiciliaripresso l’abitazione della donna a Bollate.


Reazioni delle autorità

Secondo gli investigatori, l’operazione rappresenta “l’esito di un’indagine accurata basata su filmati e testimonianze”, che ha permesso di collegare con certezza l’autrice ai tre episodi. La tecnica del foulard risulta particolarmente astuta, poiché sfrutta momenti di disattenzione e fiducia per compiere i furti.


Riflessioni e raccomandazioni

Questo caso mette in luce la necessità di:

  • rafforzare l’attenzione nelle boutique e gioiellerie, soprattutto in aree urbane frequentate;
  • migliorare la formazione del personale nel riconoscere tecniche di distrazione e furto;
  • potenziare i sistemi di videosorveglianza e sicurezza passiva nei negozi.
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Cronaca

Nigeria, due raid jihadisti nel nord: 28 morti tra civili e profughi

In due attacchi distinti avvenuti tra mercoledì e giovedì nel nord della Nigeria, gruppi jihadisti hanno ucciso 28 persone, tra civili e sfollati, generando panico e rabbia nelle comunità locali. Lo riferiscono fonti ufficiali e testimoni sul posto .

Il primo attacco a Sokoto: 17 vittime

Mercoledì un gruppo affiliato a Lakurawa, milizia jihadista emersa recentemente nel nord-ovest, ha fatto incursione in un villaggio dello Stato di Sokoto, aprendo il fuoco in modo indiscriminato. Secondo i residenti, si tratta di una rappresagliaper la morte di tre militanti uccisi da vigilantes in un precedente tentativo di raid .

Secondo attacco a Malam Fatori: 11 morti tra i profughi

Giovedì jihadisti del Islamic State West Africa Province (ISWAP) hanno assalito Malam Fatori, città al confine nord-est, aprendo il fuoco contro un campo per sfollati interni. Hanno ucciso 11 persone e ferito almeno 20, trasportate nel vicino ospedale di Bosso, in Niger .

Il bilancio e il contesto dell’insicurezza

  • 28 vittime, tra villaggio e campo sfollati.
  • 20 feriti entra cui donne e bambini, attualmente in cura in ospedale .
  • Questi attacchi fanno parte della lunga serie di violenze jihadiste nel nord della Nigeria: dal 2009 oltre 40 000 morti e circa 2 milioni di sfollati secondo le Nazioni Unite .
  • Lakurawa è emersa come milizia jihadista autonoma nel nord-ovest (Sokoto e Kebbi), trasformando in violenza ciò che inizialmente appariva un movimento di autodifesa 

Drewnotità degli attacchi

  1. Rappresaglie in stile militare – Il raid a Sokoto è un segno della strategia di punizione contro comunità che si mostrano ostili o agiscono autonomamente per difendersi.
  2. Assalto a civili vulnerabili – L’attacco a un campo profughi dimostra la volontà dei jihadisti di colpire zone simbolo della povertà e fragilità delle vittime.
  3. Mancanza di protezione – Le comunità colpite segnalano un vuoto istituzionale: mancano difese adeguate contro gruppi ben armati e organizzati.

Reazioni a livello locale e internazionale

  • Le forze armate della Multinational Joint Task Force, alleanza regionale contro i gruppi estremisti, stanno intensificando i pattugliamenti e le operazioni di sicurezza.
  • La comunità internazionale, incluse Nazioni Unite e Unione Africana, esprime preoccupazione per l’innalzamento del livello di violenza e rilancia appelli per rafforzare la protezione dei civili.
  • Il governo nigeriano dichiara un “allarme umanitario”, sottolineando l’urgenza di interventi rapidi e capaci di arginare la propaganda jihadista.

Una crisi che si approfondisce

Gli attacchi di ieri rinnovano la gravità della crisi jihadista nel nord Nigeria:

  • Milizie come Boko Haram e ISWAP, insieme a gruppi emergenti come Lakurawa, continuano a mietere vittime, destabilizzando vaste aree rurali.
  • I raid contro civili sfollati mostrano come l’assedio non risparmi nessuno — non solo militari o autorità, ma intere popolazioni in fuga.
  • La mancanza di controllo governativo su molte zone rurali permette a questi gruppi di operare liberamente, costruendo basi e strategie di terrore.

Perché è urgente intervenire

  1. Rafforzare la difesa civile – Occorrono presidii capaci di proteggere villaggi e campi di sfollati con pattugliamenti regolari.
  2. Supporto umanitario urgente – Ospedali e campi devono essere assistiti con risorse adeguate e misure di sicurezza.
  3. Contro-narrazione e inclusione – È fondamentale bloccare la propaganda jihadista offrendo a comunità povere servizi, istruzione e stabilità.
  4. Coordinamento regionale – La lotta deve essere guidata da un coordinamento che includa Nigeria, Niger, Camerun, Ciad e Benin.

Questi raid jihadisti segnano un escalation spaventosa. Colpire villaggi e campi profughi significa attaccare le fondamenta dell’esistenza quotidiana di intere popolazioni. Il quadro generale richiede misure integrate: protezione civile, interventi umanitari, contrasto all’estremismo e sviluppo socio-economico. Senza un piano articolato e condiviso, la violenza rischia di radicalizzarsi, trascinando nella spirale dell’insicurezza un numero crescente di persone.

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