Cronaca
Paola (CS) | Accoltellato dalla compagna: Salvato grazie all’allarme lanciato da un vicino
Nella notte del 8 maggio, un tragico evento ha coinvolto la 39enne Silvia Santos Maria do Soccorro, il cui mancato autocontrollo ha portato a un tentato omicidio. Solo grazie all’intervento tempestivo del vicino, un appuntato scelto della Guardia di Finanza presente nel palazzo, Francesco Di Santo non è stato ucciso dissanguato.
L’ordinanza di arresto e di misura coercitiva personale in carcere emessa dal GIP contro la donna italo-brasiliana rivela dettagli inquietanti. Nonostante la gravità delle ferite inflitte al compagno, non è stata fatta alcuna richiesta di soccorso da parte della 39enne.
Di conseguenza, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Paola, Roberta Carotenuto, ha deciso di confermare il carcere per la donna e ha convalidato l’arresto. Il GIP ha sottolineato come le lesioni riportate da Di Santo dimostrino chiaramente l’intenzione omicida.
Cronaca
Terzo diniego al suicidio assistito: Martina Oppelli pronta a rivolgersi alla Svizzera
Martina Oppelli, architetta 49enne di Trieste affetta da sclerosi multipla progressiva, ha ricevuto il terzo rifiuto da parte dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) alla sua richiesta di accesso al suicidio assistito. Nonostante le sue condizioni di salute siano in netto peggioramento, l’ASUGI ha sostenuto che non è mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, requisito fondamentale secondo la normativa italiana per accedere a tale procedura.
Le motivazioni del rifiuto
Secondo l’ASUGI, la commissione medica ha valutato che, nonostante il peggioramento delle condizioni di Martina, non sussistono i presupposti per considerarla mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, come previsto dalla sentenza n. 135/2024 della Corte Costituzionale. Tale interpretazione esclude l’assistenza continua necessaria per le sue funzioni vitali, come l’uso della macchina della tosse e l’assistenza per le funzioni biologiche quotidiane.
La possibile scelta della Svizzera
Di fronte al persistente rifiuto da parte delle istituzioni italiane, Martina ha dichiarato di valutare seriamente la possibilità di recarsi in Svizzera per accedere alla morte volontaria assistita. “Se non potrò morire a casa mia, andrò in Svizzera”, ha affermato, sottolineando la sua volontà di “morire col sorriso” nel paese in cui ha scelto di vivere e dove ha sempre pagato le tasse.
Le azioni legali intraprese
Martina ha intrapreso azioni legali contro l’ASUGI, denunciando i medici per rifiuto di atti d’ufficio e tortura. Secondo la sua legale, l’avvocata Filomena Gallo, le condotte dell’azienda sanitaria ledono la dignità di Martina, costringendola a un trattamento inumano e degradante. L’associazione Luca Coscioni, che supporta il caso, ha sottolineato che la negazione dell’accesso al suicidio assistito, nonostante le evidenti sofferenze della paziente, rappresenta una violazione dei suoi diritti fondamentali.
L’appello di Martina
In un video messaggio, Martina ha rivolto un appello ai parlamentari italiani, esprimendo il desiderio di poter scegliere liberamente la fine della sua vita, nel rispetto della sua dignità. “Vorrei morire col sorriso sul viso, nel Paese dove ho scelto di vivere”, ha dichiarato, evidenziando la contraddizione tra la sua sofferenza quotidiana e l’impossibilità di accedere a una morte assistita nel proprio paese.
Il caso di Martina Oppelli solleva interrogativi sulla legislazione italiana riguardo al suicidio assistito e alla morte volontaria assistita. Nonostante le sentenze della Corte Costituzionale, le interpretazioni restrittive delle normative continuano a negare a persone in condizioni estreme la possibilità di scegliere liberamente la fine della propria vita. La vicenda di Martina evidenzia la necessità di un aggiornamento normativo che rispetti i diritti individuali e la dignità delle persone malate.
Cronaca
Cyberbullismo a Lecco: l’assessore Alessandra Durante si dimette dopo insulti anonimi sui social
Un episodio di cyberbullismo ha scosso la giunta comunale di Lecco: l’assessore Alessandra Durante, responsabile per la Famiglia, i Giovani e l’Educazione Digitale, è stata identificata come autrice di insulti anonimi su un gruppo Facebook, utilizzando il profilo “Membro anonimo 582” per attaccare un cittadino che aveva criticato l’amministrazione comunale.
La scoperta e le scuse pubbliche
Il commento offensivo è stato notato da altri membri del gruppo, che hanno effettuato una verifica, rivelando l’identità dell’autore. Di fronte alla rivelazione, l’assessore Durante ha ammesso il suo errore e ha pubblicato un video su Instagram in cui si scusava pubblicamente:
“È doveroso che io faccia queste scuse pubbliche nei confronti di un cittadino a cui ho risposto in maniera molto prepotente e maleducata, scendendo nel personale e facendolo in anonimato all’interno di un gruppo Facebook.”
Nonostante le scuse, la vicenda ha suscitato indignazione tra i cittadini e le forze politiche. Il centrodestra ha chiesto le dimissioni immediate dell’assessore, ritenendo che l’episodio minasse la credibilità dell’amministrazione.
Le dimissioni e la posizione del sindaco
L’assessore Durante ha presentato le sue dimissioni al sindaco Mauro Gattinoni, il quale ha dichiarato di voler riflettere sulla questione. “È stato un errore grave nel metodo e nel merito. Alessandra Durante è intervenuta in modo improprio, e ha chiesto scusa perché l’educazione all’utilizzo di quegli strumenti fa parte della sua delega”, ha affermato il sindaco, aggiungendo di voler prendersi tre giorni di tempo per decidere in merito.
Implicazioni politiche e sociali
Questo episodio solleva interrogativi sull’uso dei social media da parte di figure istituzionali e sulla necessità di coerenza tra le azioni pubbliche e private. L’assessore Durante, impegnata nella promozione dell’educazione digitale e della lotta al cyberbullismo, ha riconosciuto di essere caduta in comportamenti che lei stessa condanna.
La vicenda ha acceso un dibattito sulla responsabilità degli amministratori pubblici nell’uso dei social e sulla necessità di mantenere un comportamento etico anche online.
Cronaca
Processo Ciro Grillo: chiesti soltanto 9 anni per lui e gli altri tre imputati
Il procuratore capo del Tribunale di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, ha richiesto una condanna a 9 anni di reclusione per ciascuno dei quattro imputati accusati di violenza sessuale di gruppo: Ciro Grillo (figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo), Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. La richiesta include le attenuanti generiche e le conseguenze accessorie previste dalla legge.
Il contesto del processo
I fatti contestati risalgono alla notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, quando una studentessa italo-norvegese di 19 anni, in vacanza in Costa Smeralda, avrebbe subito una violenza sessuale di gruppo nella villetta di proprietà della famiglia Grillo a Porto Cervo. Secondo l’accusa, i quattro imputati avrebbero abusato della giovane approfittando delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica. Gli imputati hanno sempre dichiarato che i rapporti sessuali sono stati consensuali.
Il dibattimento si è concluso a fine marzo 2025, e le udienze finali si sono svolte il 30 giugno e l’1 luglio. La difesa ha tempo fino al 12 luglio per presentare le proprie argomentazioni. La sentenza è attesa poco prima o subito dopo l’estate.
Le dichiarazioni di Ciro Grillo
Durante l’udienza del 30 giugno, Ciro Grillo ha preso la parola per la prima volta in aula, dichiarando:
“Nessuno di noi ha mai approfittato di qualcuno o qualcosa. Ho studiato giurisprudenza proprio per questo processo e sono praticante avvocato. Credo nella giustizia e vorrei continuare a crederci”.
Visibilmente provato, Grillo ha più volte scosso la testa e si è tenuto il capo tra le mani, singhiozzando durante la requisitoria del procuratore.
Prossimi passi
Con la requisitoria del pubblico ministero conclusa, le parti civili presenteranno le loro argomentazioni dal 10 al 12 luglio. Successivamente, la difesa avrà l’opportunità di replicare. La sentenza finale è prevista per la fine dell’estate.
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